Dal vangelo secondo Luca (22, 54-62; 23, 39-43/47)
54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.
39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto».
La notte è occupata dal rinnegamento di Pietro e subito dopo dal comportamento vile dei soldati che schiaffeggiano Gesù. C’è un particolare, questa notte è tutta attorno al fuoco, un gioco di sguardi: la serva che guarda Pietro, gli altri che lo guardano, anche Gesù guarda Pietro: è importante questo guardare, perché l’uomo è come è visto dagli altri. Siamo visti da chi? Da Dio, la nostra identità è come ci vede Dio e qui Pietro scoprirà lo sguardo di Gesù, e in quello sguardo, scoprirà la sua nuova identità. Il gallo canta, il canto del gallo indica che già comincia la luce del mattino; con il rinnegamento di Pietro comincia la luce e Pietro comincia a vedere chi è lui e chi è il Signore; è il momento della verità, è nel peccato che noi comprendiamo che lui mi ama, non perché sono buono, ma mi ama perché arriva fino a dare la vita per me. “Pietro lo segue da lontano”, gli altri ti rinnegheranno, io no! Pietro segue Cristo perché gli vuole bene ma è insicuro, la sua fede è ancora debole.
Pietro segue Gesù e poi acceso un fuoco in mezzo al cortile, anche lui si siede attorno con gli altri, e si sente come gli altri.
Cogliamo in questo testo il verbo “vedere”, quante volte.
C’è il fuoco, poi chiamato luce, fa vedere i vari modi in cui si può vedere.
C’è una serva che avendo visto Pietro attorno al fuoco, lo fissa e gli dice: “anche costui era con lui”. A pensarci bene, essere con Gesù è il senso della vita, essere con Gesù è la nostra identità di appartenenza a Lui. Con onestà chiediamoci: Siamo davvero con Gesù?
Questo fuoco che arde farà dire a Pietro: “non lo conosco”, in fondo è anche vero, Pietro conosce nella sua mente e nei suoi progetti un altro Gesù. Non per caso Gesù gli aveva detto “va dietro di me Satana”, sarà la Passione che farà vedere a Pietro e anche a noi chi è Cristo.
Proviamo a chiederci: Con quale Cristo siamo? Un Cristo che sta in un tipo di cultura e di prestigio, o il Cristo umiliato e in croce?
È bello vedere Pietro smontato, pezzo per pezzo, è smontato come discepolo e per la prima volta capisce chi è lui; lui è così, come siamo tutti noi.
Dopo quello che gli è capitato di tradimento e di sotterfugi, potrà diventare vero discepolo di Gesù. All’improvviso un gallo cantò. E voltatosi il Signore guardò dentro Pietro e Pietro si ricordò della parola del Signore: “Oggi, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”. E uscito fuori Pietro pianse amaramente.
Tutti guardano Pietro, solo Gesù lo guarda dentro. Noi viviamo dello sguardo altrui e cerchiamo di adeguarci, ma l’unico sguardo che comunque ci conosce, ci scruta e ci sentiamo preziosi ai suoi occhi, coi come siamo, è quello del Signore, che ci ha fatti e plasmati per la sua gloria e ci ama di un amore infinito.
Gli unici due teologi nel Vangelo sono esattamente il malfattore, forse amico di quel Barabba, che dice: “io giustamente sono in croce, perché ho fatto il male”, e l’altro teologo, il centurione, lo straniero che lo ha crocifisso, ed infine anche Pietro perché dice: “io l’ho rinnegato”, non lo dice ora, lo dirà in seguito (Cf Atti degli Apostoli).
Possiamo dire qualcosa su Dio nella misura in cui siamo coscienti della nostra miseria, del nostro peccato e di riflesso, dell’amore che Cristo ha per noi.